«La situazione finanziaria dei Comuni in Calabria, come nel resto del Mezzogiorno, è un problema serio che va affrontato con soluzioni legislative mirate ed efficaci». Il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, lancia l’allarme sulle difficoltà finanziarie di molte amministrazioni comunali – circa 70 in Calabria – costrette a fronteggiare situazioni di dissesto o pre dissesto che spesso si trascinano da molti anni.
«Non di rado questa problematica viene ridotta a mero battibecco politico – continua Callipo -. Le difficoltà finanziare degli enti vengono utilizzate come grimaldello nello scontro tra diversi schieramenti, senza distinzione tra destra e sinistra. Eppure nessun partito potrebbe permettersi il lusso di puntare il dito, visto che non esiste alcuna forza politica che non abbia dovuto confrontarsi con questo problema. La verità è che la situazione attuale è frutto di decenni di cambiamenti, che hanno radicalmente mutato l’approccio alla spesa pubblica. Se molti enti sono ancora in difficoltà, nonostante la drastica riduzione della spesa imposta dalle procedure di spending review, è per quanto accaduto in passato. Negli ultimi anni le Amministrazioni hanno tentato di evitare il default ricorrendo ai cosiddetti “piani di riequilibrio”, che però si sono rivelati assolutamente inefficaci davanti all’eccessiva mole di debiti ereditati dal passato ed alle difficoltà concrete di incrementare la percentuale di riscossione dei tributi comunali in pochi anni, a causa di percentuali di partenza spesso irrisorie e strumenti di riscossione spuntati».
Per Callipo, dunque, a meno di interventi normativi ad hoc, il passaggio dal piano di riequilibrio alla dichiarazione di dissesto vera e propria, è destinato a realizzarsi nella stragrande maggioranza dei casi.
«C’è da sottolineare, però – continua il presidente di Anci Calabria -, che sebbene questo passaggio non sia traumatico per i cittadini dal punto di vista del peso tributario perché non comporta ulteriori aumenti della tassazione, la dichiarazione di dissesto determina la difficoltà di erogare nuovi servizi o effettuare nuovi interventi mediante risorse proprie di bilancio. Ecco perché occorrerebbe una presa di coscienza forte da parte del Legislatore nazionale, che non può limitarsi ad andare incontro esclusivamente alle esigenze delle grandi Città metropolitane, ignorando i problemi delle città “minori” o dei Comuni più piccoli».
Il riferimento è al decreto Salva Roma che ha consentito di scongiurare il dissesto per sette grandi città: due targate M5s (Roma e Torino), tre governate dal centrodestra (Alessandria, Messina e Catania), una “arancione” (Napoli) e una guidata dal centrosinistra (Reggio Calabria).
«L’attenzione del Governo verso la situazione finanziaria delle città metropolitane è stata molto importante – rimarca Callipo –, ma bisogna allargare la platea dei beneficiari, introducendo norme che consentano anche alle amministrazioni comunali medie e piccole di superare l’impasse dei conti. Il mio auspicio è che vengano accolte le istanze già avanzate in varie occasioni da Anci a livello nazionale, introducendo nuove norme che possano aiutare i Comuni nei processi di risanamento finanziario, attraverso la riduzione del peso degli altissimi interessi relativi al debito accumulato nei decenni scorsi, oppure attuando soluzioni come l’inserimento in bolletta della Tari, alla stregua di quanto già accade per il canone Tv. Spesso, infatti, gli Enti hanno la capacità potenziale di mettere ordine nei propri conti, ma non hanno gli strumenti normativi che consentano di attuare questo percorso di risanamento delle finanze locali. Fondamentale, dunque, sarebbe una radicale riforma della riscossione dei tributi comunali, senza i quali gli Enti non possono funzionare. Ma affinché le cose cambino davvero è necessario che questa problematica non venga strumentalizzata per fini di lotta politica, altrimenti resterà soltanto uno spauracchio da agitare a convenienza, mentre, soprattutto nella nostra regione, assisteremo a dichiarazioni di dissesto che progressivamente riguarderanno la maggior parte delle città della Calabria e, di conseguenza, meno servizi e investimenti per i cittadini».